lunedì 16 gennaio 2023

QUANTE BOTTEGHE VI RICORDATE?....

                              
16.01.2023



                   Quante Botteghe Vi Ricordate? 

 

       Ho un simpatico ricordo della bottega delle sorelle “Clelia”. Questo locale era addebito ad un bar – alimentare situato vicino all’Arco.  Era in questo posto dove andava tutti i pomeriggi mio nonno Aladino. Verso l’ora di cena la Nonna mi mandava a chiamarlo. Quando entravo in quel locale lo trovavo in compagnia dei suoi amici. Stavano seduti intorno ad un piccolo tavolo quadrato dove sopra erano posati i bicchieri con il vino rosso. Si notava che avevano sorseggiato con piacere quella bevanda. Erano brilli!!!. Tra un bicchieretto e l’altro stonavano una canzonetta.  Con imbarazzo mi avvicinavo a lui e chiedevo

“vieni a casa che la Nonna ti aspetta”, e lui obbidiva.  lo prendevo sotto braccio e lo accompagnavo d’avanti all’uscio di casa. Appena varcato il portone, la Nonna esclamava, con un sorriso sulle labbra, “la sera leoni, la mattina coglioni.” Queste parole mi facevano tanto ridere e correvo a casa per raccontarlo ai miei genitori.

      Il bar, “sul ponte” di fronte alla sede comunale, fu il primo locale con la televisione. Da ragazzo, a mio Marito piaceva entrare nel locale per vedere qualche programma, e mi raccontava che prima di sedersi doveva comprare le caramella, quello era il prezzo per guardare la TV. Nello stesso bar si trovava anche il telefono, quando nelle case non esisteva ancora. Per questo motivo era diventato un punto importante per la gente.

    Era molto popolare la bottega alimentari dell’Attilio e la Carolina. Commercianti affabili e professionali. Mia cugina, proprio in questa bottega mi fece conoscere la tipica “merenda”, il pane con la cioccolata, a quei tempi (anni ‘60) la cioccolata si comprava a “taglio” (non c’era ancora il barattolo della nutella). Rimasi molto sorpresa quando dopo l’acquisto chiese ai bottegai di “segnare” la spesa sul conto aperto di sua Madre. Ero ritornata da poco in paese, dopo aver vissuti per dieci anni in Australia (1958-68) e non ero abituata a comprare senza pagare, cioè, a “segnare” la spesa, e mi sembrò molto strana questa modalità.

    Nella via principale si contavano altre “botteghe”, per esempio, “Dall’Elisa”, dove tutte le donne compravano la biancheria, e pezzate di stoffe. I tagli più richieste erano quelle di lino e di canapa, utilizzati principalmente per realizzare i preziosi ricami per i corredi. Più in là c’era il “Bisini”. Lo consideravo strano questo nickname, pensai che quel nome fosse italianizzato, e che derivasse dalla parola inglese “Business” (commercio, affari). Da lui si compravano le scarpe. Ancora avanti, la macelleria il barbiere, e la bottega “sali e tabacchi” della Valentina. Qui, la mia Mamma e mia Suocera si rifornivano di sigarette, e dove si acquistavano anche i francobolli, perché all’epoca la gente scriveva tante lettere ai parenti ed amici che avevano deciso di emigrare in altri paesi. Più avanti si poteva entrare nella “bottega” della cara “Giuse del Rampa”, attaccata a questa c’era il magazzino di elettrodomestici di suo nipote. Passeggiando nella stessa via c’era la farmacia, ed ancora la “bottega” del latte fresco del Landi, dove faceva anche il gelato.  C’era pure un’altra alimentare, quella del “Raffellino e la Norma.” I miei figli, come tanti altri scolaretti si fermavano da questi commercianti per comprare la merenda, e “segnavano” la spesa sul conto della mamma.  Verso la fine di questa Via si poteva entrare in una bella e rifornita ferramenta, della famiglia Poli. Sull’angolo della strada si ammirava la vetrina del negozio d’abbigliamento dei signori Politi. A mia Suocera e alla mia Mamma piaceva tanto questo negozio.
Nella stessa strada esisteva la merceria della Santarellina, ed un'edicola gestita dalla signora “Fidelia”, una Donna simpatica, con la sigaretta sempre accesa. 0ccasionalmente organizzava anche le gite.
Non poteva mancare la “bottega” di giocattoli ed articoli per la scuola, dei coniugi, Anna e Gianni. Allestivano una bella vetrina, dove tutti i bambini e le bambine erano attratti, quasi sempre convincevano i genitori a comprarle un regalo. In casa nostra abbiamo ancora una bambola, “la francesina”, che mia mamma regalò a mia figlia per la befana del 1979. Conservo ancora degli addobbi per l’albero di natale scelti insieme ai miei figli negli anni ’80. Molto frequentata era anche la rosticceria Landi. Esisteva la “bottega dei saponi” della coppia Giulietto e Lucia. Loro mi confidavano che i clienti migliori erano le Donne del Centro Storico, perché acquistavano tanti prodotti profumati per l’igiene della persona e detersivi per le pulizie di casa. Verso la piazza ti imbattevi nella lavanderia dei Saisi, e la “bottega” del Gregorio, lui vendeva anche il kerosene in taniche. Nell’inverno dell’austerity, (1973-74) quando scarseggiava questo combustibile mi dava la precedenza per l’acquisto, perché ero in dolce attesa di mia figlia.
Alla fine degli anni ’60 fu aperto il primo mini supermercato, per il paese diventò una vera novità. Feci amicizia con la giovane commessa, una ragazza cresciuta Scozia, nipote dei titolari .  Mi piaceva parlare l’inglese con lei.  Ancora oggi, in via Cavour troviamo lo storico negozio d’abbigliamento, quello della paesana Alma. Anche il Claudio e la Rachele gestivano una bottega alimentare.

Ancora oggi si trova un piccolo ristorante, “Eliseo”, dove nel 1973 celebrai il mio pranzo di nozze. Ricordo ancora il prezzo, lire 2.300 a persona.

 Attualmente nella Piazza trovi la tabaccheria della Diana adesso è gestita dalla figlia e nipote.

C’era una volta il bar dei “vernocchi”.  Nei pomeriggi freddi d’inverno andavo con la mia amica a gustare una tazza di cioccolata calda, fatta di latte fresco e cacao, un sapore unico. 

Mia mamma mi ha sempre parlato bene dei negozianti del paese.  Mi raccontò che nei primi anni dell’immigrazione, alcune persone chiesero un prestito a questi esercenti per affrontare il costo del lungo viaggio all’estero, e loro non si tiravano indietro a quella richiesta. Fu un modo per darle la possibilità di lasciare il paese in cerca di lavoro con la speranza di fare fortuna.

 Questi bottegai erano molto generosi, dimostravano d’avere tanta fiducia e affetto per i loro concittadini.

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Forse alcuni di loro non hanno mai più incassato il denaro prestato, e forse per diversi motivi qualche cliente potrebbe aver dimenticato di restituire la somma del conto, “segnato” della spesa.
Chi lo sa??

Il fatto è, che oggi non ci sono più questi negozianti e nemmeno le “botteghe” sotto casa.  Compriamo on-line, nei grandi maggazini  ecc, e per lo più nei centri commerciali sparsi ovunque.

Viviamo decisamente in un altro sistema.

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