martedì 17 gennaio 2023

Un viaggio in Iran


L'Iran, l'antica Persia, è un Paese di grande civiltà, molto bello, ricco di storia, con gente orgogliosa ma anche cortese e accogliente, gente curiosa di incontrare e conoscere altre realtà e modi di vivere. Parlo naturalmente dei civili non certo della polizia religiosa.

 Le città sono grandi e moderne, con ampi viali trafficati, con persone che vanno al lavoro, studenti e casalinghe. In mezzo a tutta questa normalità  colpiscono le macchie nere delle donne  coperte dallo chador e non basta  notare i jeans che escono civettuoli dallo hijab delle studentesse universitarie per togliere la tristezza di quella differenziazione tra uomini e donne .    

Il mio viaggio è molto datato, si riferisce a ben 25 anni fa, ma purtroppo la situazione è ulteriormente peggiorata ed è con tristezza e rimpianto che racconto le impressioni di allora e ricordo le persone incontrate.


 Il viaggio iniziò in allegro divertimento, per la difficoltà di mandare una foto adatta per ottenere il visto. Serviva un velo nero, spesso e senza ricami, per coprirmi testa collo e orecchie: il velo scivolava da tutte le parti e solo l'aiuto della Roberta Popolani e una ventina di mollette riuscì provvisoriamente a tenermelo in testa per la fotografia.

 La preparazione della valigia fu un ulteriore rompicapo: serviva un abito  da indossare sopra i pantaloni, scuro e diritto, guai a segnare la vita, faceva caldo e me la cavai con un grembiule blu scuro che indossavo in casa.., ma ..era a mezze maniche e non andava bene, ci aggiunsi allora due  maniche tagliate da una camicia e strette da un elastico, come gli scrivani, le mettevo e le toglievo la sera , lavandole se necessario. Scarpe scure e chiuse, cappello e fazzoletto in testa ,scuro pure quello a coprire collo e fronte.

 Per la sera, nei magnifici alberghi per stranieri in cui alloggiavamo, avevo per fortuna un abito nero, lungo, marocchino da indossare per salvare la situazione... peccato che per andare a cena nello stesso albergo dimenticavo spesso di fasciarmi la testa e venivo rispedita a corsa in camera per rimediare velocemente.

Il nostro accompagnatore e guida Iraniana era un giovane molto simpatico, agitato, sempre un po' sul chi vive, guardingo direi e, come poi abbiamo  capito,  la cosa era più che comprensibile, Era stato in Italia e parlava bene la nostra lingua.

Nei lunghi percorsi in autobus ( a noi riservato in quanto gita organizzata) ci parlava del Paese, con dovizia circa la storia dell'antica Persia ,ma cercando di eludere domande riguardo alla situazione del periodo.

 Faceva caldo e noi donne, insofferenti , ci allentavamo sciarpe e cappelli per respirare un po'.
la nostra guida ci implorava, ogni volta. di non farlo, perché se ci avessero visto così gli avrebbero tolto il lavoro, la patente di guida turistica  e poi chissà...

 I controlli lungo il percorso erano frequenti e improvvisi: i "guardiani" salivano e ci scrutavano attentamente ,una per una, controllando i passaporti.
Questo continuo stare attente all'abbigliamento era per noi molto pesante a livello psicologico.
 La foto a fianco mostra delle bambine  di una scuola materna ma la donna seduta non é la maestra, é una compagna di gita, la maestra non poteva farsi riprendere.

Ricordo una conversazione tra mio marito e una giovane regista iraniana : lei era costretta spesso a interrompersi perché mio marito, come sua abitudine, per l'interesse suscitato dalla conversazione,  le toccava inavvertitamente il braccio, lei lo pregava, ogni volta, di allontanarsi perché per lei e il suo lavoro ciò era molto pericoloso.

Davanti alla moschea più famosa, prima di entrare nel cortile,  dettero a noi donne un ulteriore mantello, nero, lungo fino ai piedi, da indossare sopra tutti i nostri già coprenti abiti.
 Ragazze iraniane curiose e sorridenti ci circondarono, desiderose di comunicare in qualche modo.   A me fecero notare a gesti che mi ero messa il mantello alla rovescia.

 Io, senza pensarci un attimo, lo tolsi per sistemarlo nella maniera giusta.
   Ecco..in mezzo secondo le ragazze sparirono ed io avvertii, violenta, la sensazione di essere completamente nuda, nuda in mezzo alla piazza.

 Impressionante come un'atmosfera e un ambiente creato e imposto da altri possa incidere e farti modificare il tuo modo di sentire e anche di essere. Un banalissimo gesto in una società guidata da integralisti può acquisire un certo significato solo perché da loro voluto.
 
 Mi son rimasti nel cuore quei giovani, che durante il nostro viaggio, pur nel percorso preparato per stranieri, riuscivano a mostrare interesse e desiderio di comunicare e quelle donne, occhi bellissimi e espressivi se solo potevano guardare senza timore e quelle bambine che andavano a scuola,  allegre e vivaci, pur nella loro rigida compostezza .

 

 

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