giovedì 19 gennaio 2023

                                                               A PIEDI              

Negli anni '50-'60 spostarsi a piedi, per qualsiasi impegno, era del tutto normale.
Lo facevano anche per trascorrere ore liete in compagnia. A veglio, nelle sere d'inverno, si andava a piedi confidando nella luce della luna per illuminare i passi.
L'automobile era appannaggio di pochi.
Le autolinee Nardini, oltre alla linea Barga-Lucca, svolgevano un regolare ed apprezzato servizio per garantire soprattutto il trasporto dei lavoratori della SMI secondo i vari turni giornalieri.
I pulmini scolastici erano "di là da venire".
Quindi, anche dalle abitazioni sparse sulla collina e montagna barghigiana, si raggiungeva il paese o il capoluogo a piedi, anche in tenera età, attraverso le vie vicinali o i piccoli sentieri.
Lungo il percorso era facile incontrare altre persone, spesso con un sacco o un "corbello" caricati sulla schiena, che approfittavano dell'incontro per scambiare due parole e, intanto, riposarsi un po'.
I loro volti, generalmente conosciuti, ispiravano sicurezza e senso protettivo ai bambini: davano  consapevolezza di appartenere ad una comunità.
Naturalmente, durante il tragitto, s'incontravano anche coetanei o ragazzi più grandi ed era bello camminare in compagnia, attenti però a non far tardi a scuola! 


La regolare frequenza scolastica era doverosa, quindi, non si era trattenuti a casa nè dalla pioggia nè da una nevicata. In questo caso, i sentieri di collegamento con ogni abitazione di campagna venivano liberati dalla neve da parte degli adulti e i ragazzi con gli stivaletti di gomma o gli scarponi, un cappottino di lana e un berretto di maglia, infreddoliti, ma felici di trovarsi in un paesaggio incantato, con la cartellina di cartone rigido piena di libri e quaderni, andavano a scuola. 
Cosa c'è di più bello per un bimbo (ma non solo) immergersi in un mondo così trasfigurato, con gli alberi pieni di ricami e i campi senza più confini, segnando le sue orme sulla neve candida!
In quegli anni le stagioni erano più regolari e la neve scendeva copiosamente e ripetutamente nei lunghi mesi invernali.
Eppure, i babbi raggiungevano con regolarità i posti di lavoro e i ragazzi la scuola.
Una modalità di vita che formava il carattere, per cui i giovani diventando adulti generalmente avevano sviluppato senso del dovere, resistenza alla fatica, percezione del tempo utile al compimento di un impegno.
Oggi, certamente, il modo di vivere è cambiato. Si è fatto ricco di appuntamenti quotidiani, con tempi ravvicinati che richiedono spesso velocità di movimento, quando non si è costretti a volte a lunghi spostamenti per lavoro o studio.
Gli automezzi, poi, sono più disponibili e alla portata di tutti.
Così il camminare a piedi è diventato un optional, un hobby, un semplice e salutare sport da vivere nel tempo libero per scelta personale, oppure è sollecitato dal medico per prevenzione o in presenza di campanelli d'allarme, come esercizio utile a mantenere o recuperare il funzionamento ottimale del nostro organismo.
Pure ai bimbi è particolarmente consigliato il movimento all'aria aperta per igiene fisica e mentale.
Se si esclude qualche Progetto Pedibus, realizzato da alcuni Comuni per diffondere una "nuova cultura" (nuova o antica?) della mobilità casa-scuola, i bambini anche all'interno di un piccolo centro oggi si spostano prevalentemente ricorrendo al mezzo di trasporto (pulmino o autovettura familiare).
Difficilmente sono accompagnati a piedi e tantomeno si spostano da soli o con coetanei, data anche la pericolosità del traffico.



Senza dubbio, a tutte le età il camminare a piedi libera la mente, favorisce l'attività di pensiero con l'osservazione del mondo intorno, pronto a cogliere particolari che altrimenti sfuggirebbero e godere degli sfondi, della luce del cielo, di piccoli animali e piante, dei cambiamenti stagionali, di suoni e profumi naturali.
Camminare è vita. Primum deambulare...





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