Un ricordo scaturito dall'Angolo "le piazze" di Daniela
Essendo nata e cresciuta in campagna non ho mai vissuto le piazze del paese.
La mia nonna Pia aveva una piccola bottega in via di Mezzo, vendeva di tutto, dagli scaldini all'inchiostro, dai ferri o uncinetti per fare la calza ai pennini era come un piccolo bazar.
Durante le mie vacanze estive, mia nonna sperava che io bimba di 9/10 anni mi appassionassi ad amare la bottega per poi cedermela quando fossi cresciuta, pertanto mi ospitava, ma io abituata agli spazi aperti soffrivo a vivere fra quelle vecchie mura dove il cielo era solo un rettangolo fra i tetti ed il sole illuminava la strada solo nel pomeriggio per poche ore.
Il mio nonno Anselmo che capiva il mio disagio, dopo pranzo mi diceva: Vieni Danielina andiamo sul Fosso-; felice saltellavo vicino a lui e uscivamo dalla Porta Reale dove finalmente tornavo a respirare. Il nonno si sedeva su una panchina all'ombra dei grandi platani che costeggiavano la strada, accendeva la sua pipa e fumava pacificamente, io correvo fino sul Bastione sotto il maestoso Cedro che era dietro la statua del Mordini; lì ascoltavo gli uccellini che cantavano fra i suoi rami, osservavo l'erba cercavo insetti, api che si fermavano sui fiori per suggere il nettare, farfalle che volavano leggiadre, e sognavo, sognavo. Ero quasi sempre sola, forse perché gli altri bimbi riposavano, ma io ero abituata a stare da sola, i mie compagni di gioco erano le formiche, le api, i grilli con i quali mentalmente dialogavo e di cui conoscevo le loro famiglie ed ero affascinata dalle loro società, avendo letto dei libri che mi prestava un maestro in pensione che aveva sotto casa mia delle arnie dove insieme estraevamo il miele.
Così passavano due ore il campanile del duomo suonava le tre ed era l'ora di rientrare .
Deperivo, mangiavo poco, la mia mamma vedeva che il lunedì ero triste, e così dopo tre settimane la mia mamma mi fece tornare a casa ...ecco come terminò il mio futuro di BOTTEGAIA.
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