giovedì 16 febbraio 2023

Come si trasportava a mano

 



Negli anni '50 i trasporti erano pesanti e difficili! 
A piedi, anche dalle zone lontane, ci si spostava portando i beni più vari. 
Specialmente dalla montagna si partiva con qualcosa da vendere: uova, formaggio, ricotta, castagne, funghi, mirtilli...Ad eccezione della legna e del carbone affidati ai muli, con la dovuta attenzione si portava il tutto in un ampio tascapane, ma preferibilmente in un paniere da poter infilare al braccio o in un corbello appoggiato ad una spalla perchè ambedue davano una maggiore garanzia di mantenere integra la merce. 
Le patate o le tacche, invece, erano messe nelle balle di iuta, buttate sulla schiena, che richiedevano ogni tanto una breve sosta per cambiare posizione. 


Nel viaggio di ritorno, naturalmente, si era alleggeriti solo in parte perchè si portava la spesa per le necessità della famiglia che, a quei tempi, non erano molte: sale, zucchero, olio, candele...
Per il grano, il granturco e le castagne da portare al mulino per la macinatura, per motivi igienici, si utilizzava un sacco bianco grezzo (il tuccio o tuccetto se era piccolo). 


Chi faceva interventi di manutenzione, come l'idraulico, teneva tutto l'occorrente per le riparazioni (ferri e stoppa) in un borsone di falasco.  
A volte s'incontravano anche uomini che trasportavano fascine o calocchie per i filari delle viti. 
Per concimare i campi da vangare si portava il letame dentro un valletto, una grossa cesta a conchiglia da appoggiare sulla schiena sopra la bardella, usato anche per portare generi alimentari o sassi.
Che dire della bravura delle donne di campagna! Andavano ad attingere l'acqua per uso domestico alle fontane portando sulla testa una secchia di rame o una paiolina appoggiate al coroiolo, un panno avvolto a ciambellina col buco.
All'andata i recipienti erano vuoti, ma al ritorno pieni d'acqua e assai pesanti. Trasportavano spesso in questo modo anche il latte appena munto. Eppure camminavano ben diritte, in perfetto equilibrio, per sentieri stretti o stradine lastricate, senza rovesciare nemmeno un po' di liquido. Alcune, addirittura, riuscendo anche a far la maglia!



Per spostarsi a fare la spesa, le donne usavano semplici borse di stoffa cucite in casa. Quelle che abitavano al centro avevano spesso borse tessute al telare dalla tessandora e foderate on cura.
Poi, con gli anni '60, cominciarono a diffondersi borse plastificate o a rete elastica, ampie e pieghevoli. 
Pure il modo di trasportare libri e quaderni da parte degli adolescenti passò dalla semplice cartella di cartone ben rigido con chiusure metalliche all'uso delle cinghie elastiche per  trattenere tutto il materiale da portare sotto braccio. 

Comunque, sempre A MANO e A PIEDI!







3 commenti:

  1. ...eh si, oggi facciamo meno fatica. Adesso ci sono anche i trolley, sia per portare la spesa a casa, che per i bambini delle scuole per caricare i libri.....e meno male che c'è il progresso.....

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  2. Molto interessante il tuo racconto (anzi ricordo) si può ben dire che inostri vecchi non mancavano di ingegno e di buona volontà per sopperire alla mancanza di mezzi...Certo che le fatiche in età giovanile si concretizzavano in seguito, creando altri problemi anche di salute.
    Molto utile la riflessione, a volte non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati!

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    1. Quanta fatica dall'alba al tramonto! Proprio così...Anni di lavoro nell'età giovanile in posizione incurvata, con pesi da sostenere, sono stati senz'altro una delle cause della "gobba" degli anziani. Quanti ne abbiamo visti camminare ricurvi!

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