https://www.adultiancoraascuola.eu/la-corsonna-chi-come-me-oggi-e-nonna-puo-dire/
Bello l'articolo di Emilio, ricco di memorie condivise, e letto e riletto quindi con gran piacere. Fantastica la foto della passerella oscillante, che credevo introvabile.
La percorrevo da bambina correndo sulle tavole di legno che sobbalzavano forte, in senso contrario al dondolio della passerella : non era facilissimo mantenere l'equilibrio ed avevo un po' paura, ma non volevo certo esser da meno del mio grande fratello. Era una prova di coraggio! (da farsi, spero, quando il torrente era in secca) Nel ricordo di me bambina la passerella aveva un'altezza incredibile ed era lunghissima, vederla nella foto mi ha fatto sorridere.
Molte persone la percorrevano, specie la Domenica quando a Barga c'era il mercato e chi abitava di là dalla Corsonna, alla Moma o ad Albiano veniva in "città" per la S. Messa e il mercato, camminando lungo quella mulattiera, lastricata e ben tenuta che, al Candino attraversava il torrente. Anche i negozi erano aperti la Domenica e le Banche chiudevano soltanto il Lunedì.
C'era chi passava per il sentiero con scarpe grosse o zoccoli di legno, tenendo al collo, legate tra di loro le scarpe della Domenica, pulite e lucidate, da indossare, appena in vista del paese, per la Messa e il mercato domenicale.
Anche gli zii di mia mamma venivano a Barga a piedi dalla Moma a comprare lo zucchero, il sale e le altre poche cose che non venivano prodotte dai contadini della zona. Si recavano alla messa delle nove in S. Rocco, sempre affollatissima perché nella zona del mercato e si fermavano a mangiare da noi, che lì abitavamo, portandoci qualche uovo, talvolta un pollo ruspante e, sempre, verdure appena colte dal loro grande orto e avvolte, a mo' di cestino, in un fazzolettone a quadri bianchi e blu.
Tra i contadini di allora c'era un vecchio ( vecchio secondo me bambina) che ogni tanto mi raccontava del cavallo e delle sue mucche, aveva gli occhi celesti e mi affascinava tantissimo perché non portava le scarpe : camminava a piedi nudi! Non capivo come facesse a non sentire male sulle stoppie e sui sassi appuntiti e mi incantavo a guardare quei piedi grossi e callosi. Provavo anche ad imitarlo, di nascosto a mia madre, ma, nonostante i miei sforzi ero in grado di farlo solo su un prato di erba fresca.
Dell'infanzia rimangono frammenti, flash vivi e come appena avvenuti. Se ne stanno spesso nascosti negli angoli della memoria , ma, come in questo caso, leggendo l'articolo di Emilio, esplodono, balzando fuori vivi e graditissimi. GRAZIE EMILIO!
Credo che il contadino dagli occhi celesti sia il Bechello (soprannome), ovvero Armando Bechelli. Era un mio vicino del tempo dell'infanzia. Gran lavoratore, allora usando gli unici attrezzi manuali ( falce, frullana, pennato, vanga, forcone, rastrello...). Lo vedo guidare il carroccio pieno d'erba per le mucche. Aveva anche un bel cavallo bianco che mandava a pascolare nel prato vicino al torrente Rivillese. Per tutta l'estate, e anche oltre, sempre scalzo. La pelle dei suoi piedi si era fatta così dura che era diventata insensibile (almeno così mi sembrava) alle "punture"del terreno.
RispondiEliminaMi raccontava che di notte gli streghi intrecciavano la criniera del suo cavallo e a me pareva una gran magia.
Oltre a vari prati lungo la Corsonna e qualche campetto sotto la sua casa, aveva grandi campi proprio sotto la Villa Bonaccorsi con tanti filari di viti ( il cosiddetto "colto"). Sul confine con il podere in cui abitava la mia famiglia, c'era un grosso ciliegio. A maggio, appena maturavano i rossi frutti, ne staccava qualche ramo e li portava a me e ai miei fratelli. Era un po' balbuziente, ma lo capivo bene.
Grande persona nella sua semplicità.
Grazie Maria, mi hai aiutato a ricordare. Sì, era Armando Bechelli il contadino dagli occhi celesti. Mi considerava, anche se ero una bimbetta, e parlava qualche volta con me del suo cavallo bianco che poi sognavo, magnifico, nella mia fantasia di bambina . Doveva essere un uomo buono e una brava persona.
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