martedì 8 agosto 2023

 La  Memoria Pascoliana sull'Appennino

Dal 1932, con la sola interruzione a causa della guerra e ripresa nel 1962, la prima domenica d'agosto si tiene ogni anno la Sagra Pascoliana al Passo delle Forbici, luogo di cerniera tra la prima e la seconda patria del Pascoli, la Romagna e la Toscana.
Presente, da Barga, un bel gruppo di Unitre e Istituto Storico Lucchese.   
Al mattino, al Casone, dopo la presentazione della giornata con i saluti delle autorità convenute e il particolareggiato excursus storico della festa con la partecipazione  di Mariù tenuto dal Prof. Pietro Paolo Angelini, abbiamo ascoltato alcune simpatiche poesie in dialetto dei poeti cosiddetti montanini.
Parole che ci hanno "scaldato", dato che la temperatura era autunnale.
Poi, attraverso una fitta faggeta dove tra i bassi cespugli nereggiavano gustosi mirtilli, eccoci giunti al Passo, presso la Cappellina dedicata a "Nostra Signora delle Nevi", oggi chiamata "Cappella del Pascoli". Qui fu collocato un dipinto sul famoso sogno del poeta nel 1904, richiesto al marito di Emma Corcos e non eseguito, ma poi realizzato dalla pittrice Anita Martiri, quadro ora presente nella cappellina di Castelvecchio dove è sepolto il Poeta.
Un luogo che ricorda le "poesie uccelline" dei Canti di Castelvecchio, immerse nella natura, vista anche attraverso la vita dura dei montanari, i "lombardi".

Nel primo pomeriggio trasferimento a San Pellegrino in Alpe per incamminarci fino al Giro del Diavolo, dove i presenti sono stati deliziati dalle famose leggende, raccontate dal Prof. Angelini, legate a questo luogo dove il diavolo avrebbe tentato San Pellegrino. Nel corso del tempo qui si sono accumulati tanti sassi di varia grandezza portati sulle spalle o in testa dai fedeli che salivano a piedi, in pellegrinaggio, in espiazione dei propri peccati e depositati, dopo aver compiuto per ben tre volte il giro del campo posto proprio sotto la Strada del Saltello. 

 



Il sole caldo aveva allontanato le nubi mattutine ed il vento freddo era diventato ora quasi una brezza che accarezzava le genzianelle che occhieggiavano in mezzo al paleo.
Un cielo nitido, azzurro come non mai, sovrastava il crinale che unisce la Romagna alla Toscana e un susseguirsi di vallate verdissime si apriva fino all'ampio orizzonte.
Da là, poi, scendiamo al Pradaccio, al cippo di Alfredo Caselli, fraterno amico del Pascoli, che qui soleva trascorrere in tenda le vacanze estive. 
Siamo al limite del bosco, davanti ad un grande pendio che sa d'infinito.
E il testamento olografo del Caselli, deceduto qui nel 1921, molto preciso nei suoi particolari e dedicato alle persone care e fedeli, risuona nelle parole di Sara Moscardini. 
Il dolce declivio è inondato di luce, sembra avvolto in un'atmosfera di calma e tranquillità. I caldi raggi, luminosissimi, rendono brillanti i colori puri della natura.
Mi affiora un ricordo di tanti anni fa quando una pastora del luogo presso cui ero andata, come ogni estate, per comprare il formaggio pecorino m'insegnò a riconoscere lo spinacio di monte (Chenopodium bonushenricus) che, mescolato alla ricotta di pecora, è ottimo per il ripieno dei ravioli. Sono andata alla sua ricerca e l'ho trovato con l'aiuto esperto ora di sua figlia, ma ho notato che non è più diffuso come un tempo.
Infatti, l'uso odierno del frullino tosaerba ne mina la crescita.
Mi sono persa a ripensare a quei cesti rigogliosi e alla meraviglia del Creato che sa offrire ciò di cui abbiamo bisogno.
Anche il dolce ricordo di quell'ortaggio spontaneo, conosciuto grazie a quella pastora, è poesia.






3 commenti:

  1. Molto interessante il tuo racconto Mariolina. Forse un giorno mi unirò anch'io con voi esperti, per camminare alla scoperta di quei storici passi della seconda patria dei Pascoli .... "c'è sempre da imparare" ...

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  2. Mi hai fatto venir voglia di tornare in quei luoghi, ma senza tanta ufficialità e discorsi. L'evento di cui si parla è legato a un burrascoso ricordo. Pre sessantotto , giovani e incoscienti, , con la voglia di muovere un po' le acque e vivacizzare l'ambiente, arrivammo strombazzando e suonando campanacci nel bel mezzo dell'evento, immemori, poveri noi, dell'impegno e della fatica fatta, da chi sarebbe diventato il mio futuro suocero, per riportare alla luce la Sagra Pascoliana del Passo delle Forbici. Il Prof. Suffredini si incavolò di brutto : mi ci volle tutta la mia abilità scribacchina nella lettera di scuse che inviai e siccome apprezzava il buon eloquio, la lettera gli piacque e le acque si calmarono. Potei così continuare senza remore a frequentare il suo da me desiderato figlio.

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  3. Ho letto volentieri, simpatico diario, grazie Mariolina

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