mercoledì 27 novembre 2024

A HAPPY STORY OF DOLLS ...... UNA STORIA FELICE DI BAMBOLE ....

 27.11.2024


A HAPPY STORY OF DOLLS .... UNA STORIA FELICE DI BAMBOLE

 

I don’t remember having many toys in my childhood, and I don’t think I’ve had dolls either.

There is a scene in my mind which I can’t focus very well, like a faded dream. At that time I was, a 4 or 5 year old kid (1957). Although  I force my mind back into my memories, I can barely see Mum and me at the train station waiting for Dad who was coming back from Sardegna, where he lived and worked six months a year far away from his wife and child. When the train arrived, Dad got off quickly, and ran towards us, and as soon as he hugged me, he put a doll in my arms. That was his present for me, at the moment I was his only daughter.

That’s all I can remember about having a doll, and I think that my younger sisters never owened one, ever.

When I had my daughter (1974) we filled her with dolls.

All sorts of dolls, but the most popular for the girls of her age was the famous Barbie. For every occasion a doll was always in her gifts. She also became my sisters' doll, when she was born they were very young auties, and they liked playing with her, and dressing her, as kids .

Although many years have passed we still keep in our house two dolls that my Mum bought for my daughter, (her grandchild) when she was a little girl, in the 80’s. Two dolls which have became part of our family. I remember that Mum bought them in a little toy shop in town, actually the only shop that sold toys in those years.


They are both beautiful dolls. Their face is made of porcelain and have an elegant expression. One is dressed as a bride, and the other a french dressed one. Every now and then we wash their cloths. My grand-daughter (born 2015)  donesn’t often play with these two, because now other models are requested. I enjoy buying dolls for her. Some are very small, with long colored hair, others have many accessories, and of course they are all placed in a doll house, which she keeps in her bedroom.

Six years ago when Chiara, my grand-daughter frequented the kintergarden, through the toys in her classroom there was a dolly without cloths, so I thought to sew a dress for her………I did, and I enjoyed myself!!!

The next day when she brought the doll back to school all the girls were amazed and were happy to see her dressed with a new out-fit!!!

 

 


 TRADUZIONE:

Non ricordo di aver avuto molti giocattoli durante la mia infanzia, e nemmeno di aver avuto bambole.

C'è una scena nella mia mente che non riesco a mettere a fuoco, un ricordo sbiadito, come un sogno!. A quel tempo ero un bambino di 4 o 5 anni (1957). Anche se mi sforzo per ricordare, riesco a malapena a vedere mia Mamma ed io alla stazione ferroviaria ad aspettare il Babbo che ritornasse dalla Sardegna, dove viveva e lavorava per sei mesi all'anno. Quando il treno arrivò, scese in fretta e corse verso di noi. Appena mi abbracciò, mi mise una bambola tra le braccia. Quella era il suo regalo per me, al momento ero la sua unica figlia.

Questo è tutto ciò che riesco a ricordare di una bambola mia, e penso che le mie sorelle minori non ne abbiano mai avuta una propria.


Quando nacque mia figlia (1974) l’abbiamo riempita di bambole. Bambole di tutti i tipi, ma la più popolare per le bimbe della sua età era la famosa Barbie. Per ogni occasione una bambola era sempre fra i suoi regali. Presto lei diventò la bambolina delle mie sorelle, perché diventarono zie ancora molto giovane, e a loro piaceva giocare con lei, e anche vestirla, come avere tra le mani una bambola propria, mai avuta.

Dopo molti anni abbiamo ancora in casa due bambole che mia Mamma regalò a mia figlia (sua prima nipote) quando era ancora alle elementari, negli anni '80. Due bambole diventate parte della nostra famiglia.  Ricordo che mia Mamma le comprò in un negozietto di giocattoli in paese, (dai commercianti Gianni ed Anna) in realtà era l'unico negozio di giocattoli nella zona in quegli anni.

Sono entrambe molto belle. Hanno il visino di porcellana e tengono un espressione elegante.  Una è vestita da sposa e l'altra è vestita alla Francesina. Ogni tanto laviamo i loro indumenti. 

Mia nipote (nata 2015) non gioca spesso con queste due, perché oggi giorno sono richieste altre modelle.

Mi piace comprare bambole per lei.  Alcune sono molto piccoline, con lunghi capelli colorati, altre hanno accessori di ogni specie, e ovviamente sono tutte collocate in una casina, che tiene nella camerina, vicino al suo letto.

Sei anni fa, quando frequentava la scuola materna, tra i giocattoli nella sua classe c'era una bambola senza vestiti, pensai subito di cucirle una veste......  lo feci, e mi divertì pure!!!

Il giorno dopo quando la riportò in classe tutte le bambine rimasero meravigliate e furono contente!!!!

 

 

 

 

 

(click on the link to know more) https://it.wikipedia.org/wiki/Bambola

La storia……

(dal web)La bambola è la riproduzione di un essere umano (adulto o bambino), comunque di una forma umanoide (non di un animale, in quel caso si tratta di giocattolo). Normalmente è realizzato in plastica o stoffa, ma anche in legnoporcellanaporcellana Biscuitgommacera e molti altri materiali.[1]

Alcune bambole sono veri e propri giocattoli per i bambini, ma altre hanno scopo decorativo o da collezione e hanno anche significati culturali, utilizzate in cerimonie o rituali come una rappresentazione fisica della divinità…..


 

 

 

mercoledì 20 novembre 2024

 PRENDIAMO IN MANO LA NOSTRA VITA E...FACCIAMONE UN CAPOLAVORO...

(GIOVANNI PAOLO II)

Ci avete tolto la magia di una foto, la poesia di una lettera, la calligrafia, l'odore d'un libro, il ritaglio di un giornale, il "ci vediamo alle otto in piazza", il negozietto di alimentari sotto casa, le infinite chiacchierate in una cabina, i baci su una panchina, la paura che rispondesse il padre al telefono fisso, il diario segreto, il pallone nel cortile, la dedica alla radio, l'impaccio nel ballare un lento, i giochi di società, la comunicazione.

Quando la tecnologia avrà seppellito anche l'ultimo sussulto relazionale, avrete completato l'opera inarrestabile di desertificazione emotiva perché allora, e solo allora, ci avrete reso animali urbani, sempre più vicini, eppur così lontani.

                                                                            (pensieri, parole)


   


         








venerdì 15 novembre 2024

I "MANGIARINI" DI UNA VOLTA ......

 15.11.2024





“Nonna non mi aspettare oggi a pranzo, vado al sushi, e stasera dopo la partita ceno al Mac Donald’s con la squadra”.

 “oh my god, ma vieni a casa a mangiare, che è meglio! Risponde la Nonna al nipote…

La mia Mamma cucinava le pietanze tradizionali. Quello che metteva sulla tavola era gradito a tutti. Sono stata abituata a quei gusti, ed anch’io tendo a cucinare le stesse ricette. 



I ricordi che più mi riportano all’infanzia sono il profumo del cibo sulla tavola apparecchiata, nella grande cucina della Nonna!(nata 1897) Quei piatti poveri (cosi detti) che stuzzicavano l’appetito, e puntualmente pronti quando dal Duomo si sentivano i dodici rintocchi delle campane  avvisando l’ora del “desinare”.

Spesso mi ritornano alla mente la mia Nonna e Mamma intorno ai fornelli.

Ricordo quando la Nonna faceva bollire, per più di un’ora (non aveva la pentola a pressione) un bel pezzo di carne per preparare un buon brodino, e poi lo serviva per secondo piatto con contorno le patate in umido. Ogni tanto, anch’io, cucino volentieri questa pietanza!

Per accontentare la mia famiglia, io il brodino lo preparo con un bel "polpettone di carne" e lo servo con  le patate in umido.

Questa ricetta la ritengo utile quando i nipoti arrivano da scuola ad orari diversi.

Basta riscaldare e servire.

Buon appetito!!!

                                                  
     P.S ricetta per le patate in umido.

Sbucciare le patate (ho usato quelle piccoline) e tagliare a spicchi. 

Nella padella mettere: olio, aglio, cipolla, timo e rosmarino, quando l'olio frigge buttare le patate, al punto che sono ben dorate, insaporire con sale e aggiungere il brodo precedentemente preparato e portare a fine cottura.

lunedì 11 novembre 2024

"THERE IS SOMETHING BEAUTIFUL IN EVERY TIME"

 11.11.2024

TUTTI ABBIAMO QUALCOSA DA RACCONTARE. PERCHÈ NON SCRIVERLO? 

NOI AAAS (adultiancoraascuola) LO ABBIAMO FATTO!

(PROFESSOR LUTI, MARIAROSA, MARIA, PIERANNA, MARIELLA, LUCIANA, PATRIZIA, RITA, DANIELA, FRANCESCO, EMMA)




"THERE IS SOMETHING BEAUTIFUL IN EVERY TIME"
"C'E' QUALCOSA DI BELLO IN OGNI TEMPO" e noi della Redazione ne siamo convinti!


“RACCONTARE”- esporre a voce o per scritto, per lo più in tono familiare, fatti reali, o immaginari. (S) narrazione, dire, esporre, riferire: raccontare una favola, un sogno, un segreto; raccontare bugie; raccontare a tutti i fatti propri; raccontami per filo e per segno quello che è successo.(dal dizionario DEVOTI OLI di lingua Italiana)

“TO TELL” - to relate; to tell what happened; to relate the facts; to tell all about; relate the whys and wherefores;  you are lucky you’re alive to tell the story.

(dal dizionario inglese-italiano ZANICHELLI)

 

 

Finalità dello storytelling

È una metodologia che usa la narrazione come mezzo creato dalla mente per inquadrare gli eventi della realtà e spiegarli secondo una logica di senso. L'atto del narrare, nello storytelling, si ritrova nell'esperienza umana e si può rappresentare in varie forme (individuali o collettive) che connettono pensiero e cultura. Soprattutto le emozioni dell'uomo – attraverso la narrazione – trovano il mezzo più efficace di espressione. Il "pensiero narrativo" possiede una molteplicità di significati, ma questi necessitano di essere tradotti, affinché si possano costruire una o più forme di comunicazione che siano rielaborate dai soggetti secondo i termini della narrazione……………….

https://it.wikipedia.org/wiki/Storytelling

 

 Da quando il mondo è mondo gli esseri umani amano raccontare ... già dai tempi dei nostri antenati quando usavano il linguaggio dei semplici gesti del corpo.

I preistorici raccontavano lasciando disegni sulle pareti delle cave. Riuscivano ad esprimersi senza parole, anche, con il solo potere di emettere strani suoni vocali per trasmettere i loro pensieri. 

 RACCONTARE È UNA FONTE VITALE CHE LEGA TUTTI I POPOLI E GENERAZIONI.

Non abbiamo mai smesso di raccontare.

Facciamo le domande per saziare la curiosità che nasce in noi.

Chiediamo “mi racconti…”

Raccontiamo le nostre storie per condividere, per crescere, per tramandare alle giovani generazioni, i quali a loro volta racconteranno poi del loro passato, così si fissano le memorie nella storia dei tempi.

Da sempre i Nonni raccontano ai Nipoti.

“NONNA MI RACCONTI DI QUANDO AVEVI LA MIA ETA?"

 "NONNA COME HAI CONOSCIUTO IL NONNO?”

 

E da lì inizia il racconto .

Anche la Nonna a sua volta domanda,

“BIMBA RACCONTAMI DELLA TUA GIORNATA A SCUOLA.”

Spicca in noi la curiosità del voler sapere, per conoscerci meglio.  Dare notizie del passato per lasciare il nostro regalo nel futuro.


Un giorno chiedo alla mia nipotina “lo sai quanti anni ho?”

 lei tenta di indovinare “57, 60, 67.”

E io rispondo “ne ho precisamente 70”.

La bimba mi guarda ed esclama,

 “ma Nonna allora sei vecchia”.

“eh si Chiara, ma sono veramente felice perché ho avuto la possibilità di fare tante cose, alcune belle, alcune meno belle, e potrò raccontarle tutte a te, e ne vorrei fare tante altre ancora, insieme a te, per lasciarti bei ricordi da raccontare.”.

 Quando sono da sola, mi piace confrontarmi con la figura di mia Mamma, e pensare al modo col quale ha vissuto la sua vita rispetto alla mia.

Gli insegnanti delle scuole  spesso invitano nonni e genitori a raccontare il loro passato ai bambini.

 

Una volta, quando non esistevano ancora i mezzi tecnologici, comunicare era molto più fisico, la gente si riuniva nelle case, e durante le serate di veglie gli adulti raccontavano le loro storie, a volte per stupire i giovani. Anche i più piccoli raccontavano, e allora si instaurava un forte legami fra le generazioni. Il passato ed il presente, insieme verso il futuro.

Noi AAAS abbiamo scritto nero su bianco le nostre storie, con l’intento di stare vicini alle giovani generazioni. Gli anni anagrafici ci possono distanziare ma raccontare ci unisce. 

I nostri racconti sono reali. Noi scriviamo per lasciare traccia della vita vissuta, perché senza tramandare notizie nessuno saprà e nessuno sarebbe consapevole dei cambiamenti avvenuti.

D'altronde non vogliamo fare finta che il passato non esista, bello o brutto che sia stato, vogliamo ricordarlo, raccontarlo, e scriverlo.


La REDAZIONE (cosi ci chiama il Professore Luti) ha scritto tante esperienze di vita vissuta, anche molti aspetti personali, ogni nostro pensiero era importante da scrivere, e con lo spirito di gruppo lo abbiamo elaborato a 22 mani una serie di racconti e riflessioni, certi della costante presenza del Professore.



Abbiamo messo tanta cura  a rendere ogni “Angolo” speciale, perché per noi ogni persona e luogo citati nei ricordi rimangono indelebili nel profondo dei nostri cuori.

Vi presentiamo questa edizione frutto di piacevoli memorie senza una nota di nostalgia. Sono sicura che rispecchia un po' anche le vostre ricordanze. Ci siamo dedicati con attenzione alla raccolta di questi ricordi, per lasciare una traccia del passato per tutti, grandi e piccini, sperando che sia piacevole per voi leggerli.






Aspettiamo i commenti da parte chi legge!!



Buona lettura a tutti!!!

P.S come avete potuto constatare dalla copertina è stato tutto tradotto in lingua Inglese, ed attraverso il QR-code potete ascoltare l’audio della letture delle storie, sia in Italiano che in Inglese.

 

 

“RACCONTARE È UN OMAGGIO ALLA REALTÁ, ALLA VITA CHE CI CARICA E CI FA ESSERE PERSONE. Ė UN OMAGGIO ALLA SOCIALITÁ, SENZA LA QUALE SAREMMO LARVE O PREPOTENTI.

RACCONTARE TI DÁ EQULIBRIO, SE RACCONTIAMO INSIEME FA AMICIZIA, CI FA SORRIDERE. È IL MODO PIÙ SEMPLICE PER EDUCARE, E PER NOI PER RICORDARE E RIFLETTERE.

RACCONTARE NON Ė FERMARE LA STORIA, SEMMAI UN INVITO A VIVERLA ATTIVAMENTE. IL RACCONTO Ė UN OMAGGIO ALLA CREATIVITÁ, SERVE A SMUOVERE GLI ANIMI.

SI DICE CHE IL RACCONTO PRENDE VITA: GIÁ RIMANE ANCHE QUANDO CHI L’HA PARTORITO NON C’E’ PIÙ”.

(MAGICO RE PER ADULTIANCORAASCUOLA 2022)


Grazie al Giornale di Barga, per aver pubblicato i nostri racconti  lasciando uno spazio mensile per “OUR CORNER”.

 

“Quando non ci sarò più i miei racconti saranno la testimonianza del mio vissuto”.  Emma Saisi

  

 

 

 

sabato 2 novembre 2024

 

Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,                  
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
 di nere trame segnano il sereno,
                       e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante                        
                                                 sembra il terreno.........
                                    Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
                                    odi lontano, da giardini ed orti,
                                     di foglie un cader fragile. E' l'estate 
                                                 fredda, dei morti.

                                                                  Giovanni Pascoli 



    Immagini che portano a un’illusione, quella della primavera, che rappresenta la metafora delle illusioni della vita.
Nei primi versi, il paesaggio luminoso è percepito con sensazioni gradevoli che spingono a ricercare altri segnali della bella stagione.
Nei versi successivi c’è il passaggio alla realtà: rami spogli, cielo senza uccelli, terreno gelido, silenzio. Infine la presa di coscienza dell’illusione: nonostante la giornata luminosa e serena, siamo nel mese di novembre che richiama la commemorazione dei morti.   







Il “nido” è un luogo sicuro, il luogo degli affetti più cari, il luogo dove ognuno può trovare pace e conforto, dove si è protetti dal male del mondo. Pascoli sente di aver bisogno di un porto sicuro nella vita, perché il male serpeggia e può travolgere all’improvviso: lui lo aveva sperimentato.                                              

STORIA DI NATALE - RODARI

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